Luigi Delneri, nato ad Aquileia il 23 agosto 1950, detto Gigi.
Detto anche Del Neri, da chi si sbaglia.
Cominciò il nuovo millennio su una panca gialla nel veronese, ma non era quella dell’Hellas. Gigi, in quegli anni, portò alla celebrità il fiabesco e sconosciuto Chievo, che ne uscì solo un briciolo meno famoso delle grida stridule e troppo accelerate del tecnico. La stagione 2009/2010 la trascorre, con la sciarpa blucerchiata, ad imparare da Cassano come si parla con la mano davanti alle labbra; in cambio, porta la Samp ai preliminari di Champions. Il risultato gli vale l’offerta della Vecchia Signora, che proprio l’estate scorsa stava cambiando la squadra dirigente e assumeva da Genova anche il direttore Marotta.
Così, “Gatto” Delneri di anni 60, friulano, ha per la prima volta l’imperativo categorico di eccellere in campionato, lo esige il blasone più scudettato d’Italia. Partenza col freno a mano un po’ tirato, però: Juventus sconfitta a Bari e frenata in casa proprio dalla Sampdoria (che allora si coccolava ancora FantAntonio). Poi, risultati sempre altalenanti e, quando il gioco di Delneri sembrava aver fatto presa sulle gambe dei bianconeri, le stesse gambe si scoprivano molli la domenica seguente. Per non parlare dell’Europa League.
Già, perché, durante il continuo storcere di nasi degli scettici, che peraltro Gatto alimentava affermando: “Scudetto? Affare per altri”, la Juventus si giocava anche la coppa europea, no, non la Champions, l’altra. E non vinceva mai. Non perdeva nemmeno, ma senza successi non ti qualifichi e, guarda un po’, l’eliminazione arrivava puntuale e gelida, come il campo polacco di Poznan dove finiva 1-1. La sensazione è che non ci sia uno juventino che si sia strappato i capelli, per aver dovuto far le valigie rinunciando all’Europa League. Adesso ci si concentra sul campionato.
E ne vale la pena, eccome. La cura Delneri, infatti, ha cominciato a funzionare se è vero, come è vero, che il Milan è battuto in casa per 2-1 e che, dalla quarta giornata, la sconfitta non è più tornata a bussare. Nel sedicesimo turno, poi, è arrivata la Lazio, che aveva volato sempre alto. E la Juve, trascinata dal primo cavaliere di Re Delneri, al secolo Milos Krasic, l’ha riportata con i piedi per terra e si è confermata come cacciatrice del Milan.
Il Milan, sì. È ancora a più sei ed esprime un gioco certamente più spettacolare. Ma Delneri ha costruito un gruppo, felice di stare insieme e di giocare per lui. E questa forza, adesso, sembra poter spingere la Juve fino a maggio. Adesso, in bocca a Delneri, lo scudetto non sembra più una bestemmia perché Gigi si rimangia l’umiltà di inizio stagione. Ormai sa il fatto suo, al punto da inviare messaggi che sono saluti, nelle orecchie di un monumento quale Buffon, Gigi pure lui.
Il nuovo Olimpo della Juve ha motivi di essere contento, per aver eletto Delneri. Una difesa imperforabile, una continuità di risultati totale, un calcio con le bollicine, sono tutte cose che ancora non dimorano a Torino. Eppure. Delneri si è guadagnato sicuramente la fiducia del suo battaglione e adesso avrà il tempo di condurlo tranquillamente dove meglio gli riuscirà. Se avete un penny bucato da scommettere…