Mentre tutti si vantano di respirare un’evocazione da fine anni ’80 – storia che vorrebbe Cavani, Ibra e Pato eredi di Maradona, Van Basten e Gullit e già così ce ne sarebbe da intristirsi – e nessuno sembra rendersi conto che è sia parecchio da vecchi sia un discreto marchio di fallimento rimpiangere quell’epoca, da parte della nostra, mentre il ritorno di capelli (e cappelli) improbabili tiene banco, dicevo, non è che le altre stiano ferme a guardare.
Oddìo, tranne la Juve. Ma, del resto, la quota salvezza è raggiunta, i punti sono 41, si può archiviare la stagione, no? Arrivederci Signora, chissà se il prossimo incontro col Diavolo la tirerà fuori dal letto, per intanto sono due scappellotti anche dal Bologna, con tanti saluti (quasi pronti, come le valigie) a Gatto Delneri.
L’Inter, invece, rischia un naufragio genovese per un tempo e mezzo. Poi Gastaldello (non) commette un fallo e Sneijder prodigia da par suo (e non da pari di un Pallone d’Oro, come sostiene il prode Compagnoni della corte di Sky, chissà cosa intendeva dire, poi). Il 2-0 di Mufasa Eto’o è pura formalità generata naturalmente dall’atteggiamento della Samp. Che no, con buona pace di Di Carlo, non è quello giusto, specie se puoi vincere in casa e invece non reagisci nemmeno se perdi. Quelli di Leonardo, comunque, fanno meno due dai cugini e sarebbero ben disposti a subire un controsorpasso dal Napoli pur di vedere frenato il rossoner impulso.
La Lazio le sue ambizioni, che poi erano quelle empiree dei voli di Olimpia, le ha già rassegnate da un po’. Ma cedere le armi come ieri a Cagliari potrebbe costare una classifica un bel po’ più deludente di quella assaporata finora. Non fosse altro perché c’è almeno una squadra, in serie A, che gioca al pallone per davvero. Nel girone di ritorno, l’Udinese ha riempito le reti che neanche Simon Pietro dopo aver incontrato il buon Gesù. E ieri è arrivata la pesca miracolosa, salvo che di innaturale non c’è nulla, quando undici ometti giocano in cotal maniera, se la palla prende il vizio di andarsi ad accomodare oltre la linea giusta. 7-0 in casa del Palermo, ce n’è abbastanza per sgretolare il progetto Delio Rossi, figuriamoci poi se quello che decide è Zamparini. I friulani di Guidolin sono balsamo per gli occhi dell’esteta, recuperano e ripartono a cento all’ora, Armero e Inler fanno le scintille sull’erba.
Di Natale e Sanchez, poi, hanno il Verbo infuso nei piedi. Quattro volte si è urlato per El Niño Maravilla, ieri, ma la meraviglia vera è stata la serie di doppi passi fatta a velocità da ottovolante per poi toccare la biglia con l’esterno destro che nemmeno un cesello, piantare lì Sirigu e deporre.
Prima di accomodarci sul sofà di 23 anni fa, annotiamo che la Roma di Montella si fa rimontare come quella di Ranieri, che il Brescia invece lo fa dall’inizio dell’anno, indipendentemente dal tecnico. Le altre sono storie private da centro classifica, cose che capitano. E ora, via di Duran Duran.
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