martedì 22 febbraio 2011

messi balon de oro


Correva l’anno 2010. Ma a correre di più era un piccoletto dalle forme nient’affatto atletiche, con i capelli lunghi e spettinati e l’espressione sfigata. Costui si era ritrovato giovanissimo a trattare il pallone per lavoro, timbrando il cartellino alla FC Barcellona S.p.A. e, nonostante lo facesse ormai da anni, si guardava attorno ancora con gli occhi di chi fosse appena sbarcato a New York con la valigia, impacchettata in qualche landa lucana o sicula, tenuta solo dallo spago. Lo stupefatto ex-rachitico rispondeva al nome di Lionel Messi e, in quel tempo tanto quanto in questo, gli esperti andavano dicendo che proprio quel dato anagrafico era sinonimo di “calciatore più forte al mondo”, mica pizza e fichi.

La dissolvenza filmica ci porta fino al 10 gennaio 2011. Le luci sono accese su tre volti un po’ spaesati ma noti a chiunque, in una sala grandiosamente addobbata e piena di uomini distinti in abito scuro. C’è un altro uomo, speriamo non si offenda il suo ego per tale modesta definizione, che sorride sardonico: poco fa i riflettori erano tutti per lui, lui che più di tutti la considerava la situazione più naturale e onesta di questo mondo. Lo Specialone in questione è José Mourinho e sorride perché ha convinto la platea prestigiosa a tributargli il titolo di miglior allenatore pallonaro; non che lui avesse un solo dubbio sul fatto che il rango gli spettasse ma, insomma, sentirselo dire dagli altri ti rinfresca l’ego meglio di una mano di vernice bianca.

I tre cui abbiamo accennato, invece, portano sulle spalle (sotto la giacca elegante) i nomi di Xavi Hernandez, Andrés Iniesta e, guarda alle volte il caso, Lionel Messi. Tutti i cronisti, dall’alto della loro venerabile conoscenza, ciarlano da tempo di come sarà Iniesta a esser consacrato il miglior giocatore dell’epoca appena trascorsa: Andrés è un giocatore di calcio meraviglioso, tocca la palla come nessuno sa fare e tutto quel che vi pare. Ma, più di tutto il resto, è il giovanotto stempiato che ha insaccato la rete decisiva in un certo momento e in un certo posto che gli dèi avevano deciso fossero la capitale sudafricana durante la finale della Coppa del Mondo.

Eppure. Quando Pep Guardiola, l’elegante capobanda del FC Barcellona e quindi, guarda un po’, pure dei tre eroi illuminati, pronuncia il nome del nuovo Ballon d’Or, tutti si stupiscono di sentire un suono inatteso riempire la sala: “Lionel Messi”. Proprio il piccoletto. E sapete una cosa? È giusto così: Iniesta avrà deciso il Mondiale, Xavi era lì accanto a lui a sollevare la Coppa e tutto quanto. Ma Leo Messi è il “calciatore più forte al mondo”, ricordate? Sta tenendo il Barça in vetta alla Liga segnando più di un gol a partita, fa stropicciare gli occhi a vecchi e bambini da tutto il mondo e, se gli altri due sono dei centrocampisti indescrivibili se non con lo stupore, lui non leva solo il fiato ma anche il pensiero, con il suo calcio.

Spero ci scuserete se abbiamo divagato dagli eventi della Liga, ma avrete notato che (sarà un caso?) i protagonisti di questa storia stanno tutti nel campionato spagnolo, campionato che, peraltro, non regala sorprese degne d’attenzione: le prime vincono sempre, delle altre non si è accorto quasi nessuno.

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