martedì 22 febbraio 2011

come in un film

Lo guardo e riguardo. Un passo, un altro e su. Che bellezza! Rewind, lo voglio rivedere un’ultima volta. Non scende più e colpisce fatalmente. Ok, rimando indietro di nuovo, questa è l’ultima davvero. Avanti al rallentatore. Il pallone attraversa l’aria con un arco, il baleno ce lo mette un uomo che sembra volare, con la testa trasforma tutto e la rete si gonfia. Nel suo secondo gol, Giampaolo Pazzini, l’acquisto “datemi mezz’ora e vi mostro come si ribalta una partita”, è sostanzialmente immarcabile, e non è un concetto così banale da far digerire a un difensore che ci abbia a che fare.

La cosa sublime dello sport fatto con i piedi riguarda gli eventi che non possiamo fare a meno di interpretare come segni, per prevedere come finirà. Nel calcio, l’andamento di questi eventi travalica spesso l’ispirazione più romanzesca e, per farvi un esempio, vi sfido a trovare uno sceneggiatore che avrebbe scritto una storia migliore di Inter-Palermo. Per la squadra sul tetto del mondo, la partita è un bivio decisivo, ma gli avversari sono ossi duri e, al termine del primo tempo, eccoli avanti di due. C’è un primo segno che non tutto è perduto: il palo di Pastore, il numero uno degli avversari, un secondo prima del riposo. Con la forza della disperazione, al rientro i campioni lanciavano il nuovo arrivato, ovviamente il giovane protagonista del nostro film. In 11 minuti, l’eroe si rivela in tutto il suo splendore: un gol spalle alla porta, partita riaperta, che centravanti.

Il copione potrebbe già snodarsi verso un finale trionfale ma Hollywood sa che lo spettatore mi si addormenta senza colpi di scena. E allora Thiago Motta fa una follia (una prima non fischiata l’aveva commessa nel primo tempo) e offre un rigore ai palermitani. Ovviamente lo calcia Javier Pastore, il semidio rosanero. E, altrettanto ovviamente, il portiere Julio Cesar impedisce il dramma e incarica simbolicamente l’eroe di fare il proprio dovere. E l’eroe vola in cielo, colpisce la sfera nel punto più alto e la fa diventare oro, nel sacco. E poi si procura un rigore che il Re Leone Eto’o accoglie, come un dono del suo cavaliere, 3-2. Che Julio Cesar sia il deus ex machina della vicenda lo conferma il salvataggio ai limiti dell’incredibile su Balzaretti, proprio all’ultimo respiro, ad impedire una malevola correzione di sceneggiatura.

Titoli e inchiostri si sprecano, facendo giocare Pazzo e Inter tra loro. I Leonardiani non perdono di vista il Milan che, la sera prima, aveva dato un’altra spallata alla Serie A strappando tre punti a Catania. Lo strapotere di Ibra e il tarantolato Robinho valevano più dell’espulsione d’esordio di Van Bommel che lasciava dieci maglie in campo per Allegri. Tre punti per i primi della classe, 0-2. E tutto bene pure per i secondi. Il Napoli se ne frega del continuo interrogarsi se i celesti siano oppure no attrezzati per lo scudetto: Lavezzi continua a seminare seme panico su ogni prato e Cavani raccoglie i frutti e li mette in fondo alla sacca. Tre reti del Matador, condite con un filo d’olio da Hamsik, servono la cena al San Paolo, 4-0. Digiuna solo la Samp, troppo orfana dei suoi ex fenomeni. La Lazio sabato aveva superato e inguaiato la Fiorentina (2-0), mentre l’altra sponda del Tevere si scopriva innevata, a Bologna, e dovrà rigiocare.

Tra Cagliari e Bari i secondi sprecano uno dei tanti rigori di giornata e devono rassegnarsi al 2-1 imposto dagli isolani di Donadoni e, soprattutto, all’ultima buca in classifica, sempre più fonda. Ma solo poco di più di quella bresciana, le tre sberle casalinghe subite dal Chievo hanno il sapore di condanna (e il ritorno di Iachini non genera entusiasmi, per ora). Nel Parma gioca Paletta che, però, tra un ingenuo fallo da rigore, un autogol sciagurato e l’assist svirgolato per il terzo gol avversario, riceverà la maglia onoraria genoana (3-1 per i grifoni). Tra Lecce e Cesena scrivete uno a uno con beffa finale dei romagnoli, pareggio nel recupero. E cala la sera.
Soprattutto sulle ambizioni della Juve. A Torino, non basta la meraviglia acrobatica di Marchisio, troppa la qualità friulana e troppe le ferite scoperte della Signora. Sconfitta 1-2, superata proprio dall’Udinese al sesto posto, la casa calcistica prediletta dagli Agnelli ha tanto da ripensare. Ma mercoledì si gioca già di nuovo.

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