Toh, chi si rivede. Una Vecchia Signora, che tutti già avevano salutato come si fa in stazione con la pensionata che sale su un treno per le Cinque Terre liguri e va a curarsi i reumi. E invece la Signora è orgogliosa. Si ricorda che hanno infangato il suo blasone e, soprattutto, si ricorda che quelli lì di fronte, con le strisce nere e le altre azzurre, sono quelli che si fanno chiamare “onesti”. Intendendo, nemmeno troppo velatamente, che l’epiteto opposto vada appiccicato ai cavalieri della Signora. Ha un bel dire, Leonardo, che Calciopoli ormai è vicenda noiosa e sarebbe ora di finirla. Gli inquilini torinesi, i protagonisti della suddetta storia, hanno ancora qualche sassolino da togliersi dagli scarpini, qualcosa della taglia di uno scoglio. E domenica notte hanno pensato bene di rovesciare quel fastidio sul prato dell’Olimpico torinese.
Chi avrebbe scommesso che i delneriani avessero le armi per frenare la rimonta dei Campioni? Ma, al di là dei luoghi comuni sulla palla rotonda e di altre amenità simili, nel pallone vinci se corri e la Juve ha corso di più, ha corso meglio e pure di squadra. Per questo, assistendo alla novantina di minuti più attesa della giornata, la sensazione che un’impresa alquanto inaspettata si stesse materializzando andava facendosi sempre più vivida. Matri confermava di essere un acquisto per davvero con l’1-0 (salvo mangiarsi il comodo raddoppio in fotocopia). L’Inter dava l’impressione di non saper bene cosa combinare, e allora a mali estremi estremi rimedi: palla di Maicon per Leone Eto’o, porta vuota e tutto a posto. Non stavolta. La traversa trema ancora e il segno che doveva finire così è tracciato.
Apprezza piuttosto anzichenò il Naviglio altro, che si bagna di rossonero. Sabato, in vista dello sbarco da Londra del Tottenham – in calendario martedì (avete saputo? torna la Champions!) – i primi della classe avevano maltrattato i giallorossi del prosciutto crudo: Milan - Parma 4-0, centesimo gol per Cassano che ci infila pure due assist degni di Fantantonio e, alla luce della domenica, più tre in classifica dai cugini. Ma non dal Napoli, che continua a correre come Lavezzi. E come Cavani, 24 anni oggi e 20 gol in campionato, pochi? fate voi. È certo che, se la sfida dell’Olimpico di Roma doveva dirci come i giallorossi sarebbero rientrati nel giro tricolore, adesso sappiamo che gli azzurri di Mazzarri resteranno lassù, per Ranieri invece parecchie gatte da pelare, ammesso che gli resti una panchina sotto il sedere.
Detto della vetta, laddove si riaffaccia la Lazio corsara a Brescia (0-2), appena sotto arriva l’Udinese che continua a marciare a ritmi misteriosamente elevati. La squadra più in forma del campionato ne dà 3 al Cesena, non stiamo nemmeno a dire se Di Natale ha segnato anche stavolta. Nella gara del pranzo, il Palermo che vinceva sempre in casa perde tra le mura amiche dalla Fiorentina che non vinceva fuori da un anno, evento tipico di una giornata sorprendente se ce n’è una. Se tra Bari e Genoa finisce senza gol ma non senza noia, il Cagliari strapazza il Chievo e costruisce una classifica notevole assai (35 punti). Catania e Lecce decidevano chi si inguaiava in fondo, e i siculi dicono “tocca a voi” ai giallorossi e peggio per i pugliesi. La Samp partiva a cento all’ora e stroncava il Bologna, così lanciato nelle giornate precedenti, con tre gol in un quarto d’ora.
Ah, le coppe europee vi sono mancate? Signori, preparatevi, il bello della stagione arriva ora.
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