venerdì 18 marzo 2011

i tre circoli calcistici

Dovete sapere che, nell'intimità della mia cameretta, quando trascino l'abat-jour sotto le coperte per sentirmi un po' più piccolo dei miei nove anni compiuti, ho un sistema tutto mio per fare il punto sulla stagione calcionaia.
In buona sostanza, distinguo tra Calcio (quello dei calciatori), Calci (proprio i calcioni) e Calciari (cazzari applicati al pallone, i calci-attori). 
Le vicende recenti hanno iscritto ai tre circoli dei membri nient'affatto banali e per vicende ancor meno noiose.

«azz... quasi la prendi eh...»
Presidente del primo club è, attualmente, un signore che risponde al nome di Samuel Eto'o. Abbiamo già trattato del perché il Re Leone meriti lo scranno ma, dopo il mercoledì nerazzurro all'Allianz Arena, il titolo di impiegato del mese gli spetta di diritto. Il numero nove fa sfoggio di umiltà, leadership, geniale talento e una manciata di altre emanazioni proibite alle parole; quando capisce che aver segnato in due minuti non è abbastanza per convincere gli dei, sforna due assist inverosimili. Il primo lo insacca un altro iscritto al primo club, Wesley l'Oranje. Del secondo, diremo poi.

Se vi state chiedendo perché non riservi la presidenza del Calcio al Balon de Oro (anche di lui abbiamo parlato assai e lo faremo ancora), la mia personalissima risposta è che le divinità non sono eleggibili e hanno un trono apposito nel salone della sede del circolo; non per questo smettono di dispensare gioie ineffabili a noi comuni mortali per sempre grati.

Al palazzo del circolo Calci c'è stato un avvicendamento di comandi. Da alcune settimane regnava Gennaro Ivan il calabro-scozzese. Vestendo la casacca dei diavoli rossoneri, nella casa meazzina, il Rino si era fatto furioso per uno squarcio da dodici punti di sutura sul ginocchio, occorsogli sfregando contro i simpatici Speroni di Londra. Nervoso di suo, a quel punto s'era fatto diavolo anch'esso e aveva preso a testate un vecchio, nella fattispecie Joe Jordan, il quale andava gridando improperi verso di lui come i nonni fanno con i politici alla tivù.
un falletto veniale... ce l'hanno tutti con Balotelli!
Ma quando il successore di Rino sembrava già scritto dovesse essere un altro delicatissimo come Ibrahimovic, che aveva menato il povero Rossi del Bari – reo di essersi permesso di impedirgli di segnare e già corcato tempo fa da Chivu –, ecco il colpo di scena. Si fa un turno di Europa League, che da quando non è più Coppa Uefa nessuno sa più che c'è, e il Manchester City ospita la Dinamo Kiev. Gli ucraini venivano da un 2-0 casalingo ma la sensazione è che per i Mancio-boys si possa ribaltare; infatti ecco Balotelli con un'occasione d'oro! Sprecarla. Poco male, vedrete che si rifarà. Infatti al 36' si rifà i tacchetti sul petto di Popov. Rosso diretto, Citizens che spuntano solo un 1-0 e vanno a casa, Mancini velenoso nel dopo-partita. E Super Mario Re dei Calci.

dopati? mah... troppo forti e basta, no?
Per quanto riguarda i Calciari, infine, parliamo ancora di Inter. E qui l'Eletto sembrava già Goran Pandev, che si stava meritando i nostri insulti sudaticci e pesanti grazie a una partita più simile a un martirio, contro il Bayern. Poi Eto'o fa la magia e la fa così speciale che nemmeno il macedone può sprecarla, l'Inter si materializza per incanto nei quarti e, con lo stesso incanto, diventiamo cazzari tutti noi che ci dobbiamo re-inghiottire i nostri insulti. Adesso, nonostante in questo club più esclusivo – e affollato – del Rotary folleggi ogni notte il buon Mourinho, tocca nominare Calciari del momento i responsabili antidoping della Liga spagnola.
In settimana la stampa vicina alla Casa Blanca Real aveva svuotato cisterne di inchiostro per spiegarci che il Barça, per anni, si è avvalso della collaborazione e delle tecniche di Emiliano Fuentes, il dottor Doping tanto caro al ciclismo. Tuttora, dicono gli informati fogli madrileni, vengono fatti ingollare cocktail misteriosi ai pedatari azul-grana. Nessuno si scompone più di tanto, il Barça promette querele, Guardiola commenta con il solito spirito zen, tutto come da copione. Se non fosse che l'antidoping spagnolo smuove un controllo a sorpresa proprio nei confronti dei catalani. Ecco, "a sorpresa"?
Lascerei commentare al sorriso da stregatto che il centrale Piqué sfodera quando spiega la vicenda: «Coincidenze».

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