lunedì 21 marzo 2011

senza gol non vinci, ve l'avevano detto?

«scudetto? ma de 'he»
Dice l'eleganza e lo stile non li insegni. Io, per me, non ne so granché – sia di essi sia della loro trasferibilità – ma mi stupisce sempre come la loro rapidità di dispersione si riveli direttamente proporzionale all'altezza delle fiamme appena sotto il posteriore di chi li esercita. Essendo che l'Inter (e il Napoli ma, per misteriose presunzioni in Via Turati non si sono accorti del mare del golfo che cresce) è ufficialmente a distanza per azzannare, la società va lamentando una disparità di giudizio tra i gesti di Ibra contro il Bari e di Pazzini, ieri, contro l'altra pugliese. La doma tra spalla e braccio è valsa un gol a svantaggio del Lecce, ma mi chiedo se la capolista (Allegri ne è ancora fiero, gli spiegassero che non vale granché, adesso) vagheggi davvero deliri del tipo che:
  1. la causa della mancata fuga a passeggio sul Bari sia figlia di un episodio ambiguo (e non della pochezza soprattutto di atteggiamento dei quasi abortiti primari del campionato)
  2. lo stesso aborto che si sta compiendo dopo più di 20 giornate – la bolla che è stata spesso sul punto di gonfiarsi ma adesso scopriamo che era solo per poi esplodere – dipenda soltanto da decisioni arbitrali di bilance (si presume) diverse.
Davvero una perdita di postura preoccupante, quella del Milan, che afferma sul proscenio il proprio smarrimento denunciando fantasmi pubblici in uno scoordinato tentativo di ignorare, sostanzialmente, un particolare privato minuscolo dal quale a cascata rischia di tracollare la stagione: nel gioco del pallone, quello con le porte e la linea da far superare a una biglia, il Diavolo ha smesso di realizzare lo scopo. Il goal, l'obiettivo, non passa più per i piedi di rosso e nero tinteggiati. Niente, nada, rien. E se siete analisti davvero davvero attenti non vi sarà sfuggito che se non segni, non vinci. Ed esci dalla Coppa e perdi gli scudetti.


tec...
Invece l'Inter marca un segno sulla lavagnetta in più delle compagini che la contrano e, guarda un po', ne sgorgano passaggi dei turni e vittorie sulle "piccole". Si ha un bel dire che Leonardo non può partire con tre punte e un trequartista, che la squadra non può reggere questo ritmo fino alla fine, che la difesa rischia troppo. Questi fanno i goals. Banale? Chiedetelo ai cugini. Adesso l'Inter sente l'odore del sangue che neanche uno squalo bianco vampirizzato ma deve attendere due settimane per sganciare le mandibole. Leo teme che, con la pausa nazionalista, il piatto si raffreddi e risulti indigesto al Biscione, ma ho l'impressione che si preoccupi troppo, anche se la sua voglia di sbafarsi una preda già prona è comprensibile.

Il Napoli è Cavanista e ne ha ben donde: avanti una volta, grazie al dischetto messo su dall'uruguagio, c'è voluto di nuovo il Matador per mettere buonini a dormire i cagliaritani che s'erano fatti riottosi con una spruzzata di Acquafresca. Il Milan è a tre lunghezze e tutte le marce funebri dopo lo scontro diretto si sono dissolte e di tube rossonere non c'è più traccia.

Se n'è accorta anche la squadra più forte dell'attuale serie A. L'Udinese fa 13 risultati utili consecutivi, vince praticamente sempre e solo l'Inter ha segnato tanto. Il girone di ritorno dei friulani ha dello stupefacente e, se la legge dei grandi numeri non li frega, non si vede davvero chi li dovrebbe fermare. Impressionanti, davvero. Una linea di forza luminosa, sparata dal basso fino alla vetta, che ha squarciato le nubi di un campionato mediocre se ce n'è stato uno. Di Natale – lo ammetto, non l'ho mai amato e non è che ora stia invertendo sentimenti – è una macchina fatale e spettacolosa, quando si tratta di quegli scopi che metà Milano ha smarrito.

vai al Mac, va'
Ecco, lo stesso problema ma dai contorni ben più drammatici lo vivono a Genova quelli nati dalla fusione di Sampierdarenese e Doria. I blucerchiati sembrano non averne davvero più, le gambe sono molli e non è che il resto delle membra si regga dritto con meno fatica. La testa gira, e non stupisce che Big Mac vada a sparare una sberla fuori dagli undici metri. E la classifica si scioglie fino ad aprire le porte della Serie B. Le giornate sono ancora troppe per non sentire l'angoscia salire e da Garrone in giù il dramma andrebbe accolto e affrontato: negarlo non si sta rivelando una soluzione.

Nessun commento:

Posta un commento