martedì 22 marzo 2011

giretto anglo-spagnolo

Alzando lo sguardo oltreconfine, là dove il pallone lo giocano per davvero, sorge un doveroso moto di scuse per non aver ancora porto i migliori auguri a Eric Abidal che – faccenda nient'affatto usuale nel patine calciaro – sta attraversando una storia seria. L'operazione subita per asportare il tumore al fegato è riuscita, tutti gli manifestano una giusta vicinanza, auguri di nuovo.

E proprio perché siamo in Spagna, cominciamo da qui. Quando il Barça correva tre volte in più degli ospiti del Getafe, Mourinho aveva già capito che di lì a poco avrebbe dovuto vincere il derby, per tenere il passo. Infatti i blau-grana, dominando, erano 2-0 a un soffio dalla fine e il golletto subito non cambiava granché nella riuscita dedica ad Abidal.

abbracciami, sono un figo
Mentre quelli di Guardiola entravano in doccia, i blancos calcavano il prato rivale per quanto concittadino del Vicente Calderon. Erano i colchoneros di Sergio Agüero a voler azzoppare definitivamente i Reali nella corsa alla Liga. Ma Mesut Özil, gente, è davvero fortissimo.
Fa proprio venir voglia di parlarne come quando da bambini (non più indietro di sei mesi fa, quindi) imitavamo le gesta di quelli veri al campetto: «Cavolo, è fortissimo!». Corre, dribbla con la naturalezza con cui io sciabatto per il salotto, passa con entrambi i piedi e non disdegna di infilare la porta. Serve altro? Sì, in realtà, occorre un Karim Benzema che ormai ci ha preso troppo gusto a far rimangiare a Mou le sue critiche a forza di gol. Per l'Atletico non basta il genero di Maradona, che ci prova, ci riprova, alla fine ce la fa ma è tardi. Anche qui 2 a 1 per quelli più forti e sempre cinque punti tra i Regnanti e i Regali. Unica stecca? CR7 rientrava da uno stop e se n'è procurato un altro, più lungo, che può costargli il quarto di Champions.

sobria esultanza
In Inghilterra – ricordate? – quel bel signore di Arsène che allena l'Arsenal (nemmeno l'avesse battezzato lui) s'era illuso anche quest'anno di fare gioco pari col pacioso Alex – pardon – Sir Ferguson. E sì, si sbagliava. In particolare perché, laddove i Diavoli Rossi hanno Berbatov i Gunners hanno Almunia. No, non al numero 9, intendo dire nel posto in cui si decidono le gare; il bulgaro stende il Bolton con un gollonzo nel finale e, per non essere da meno, il portinaio dell'Emirates Stadium fa un paio di papere e costringe i suoi a rimontare (solo fino al pari). La seconda è un'uscita sciagurata che apre decisamente perplessità cui nemmeno il buon Freud avrebbe trovato facili soluzioni (non con la psicanalisi ma nemmeno con la cocaina). E al bell'Arsène vien fatto il sangue agro.

Ah, il Chelsea ha regalato mezza stagione, ma adesso è tornato. Se n'è accorto il Mancio e ancor più l'ha notato il suo ciuffo che, dopo l'ennesima calciata di Balotelli, è rimasto moscio e bene non gli ha certamente fatto lo schiaffo accoppiato in carta carbone by Carlo Ancelotti. Negli ultimi dieci minuti di Stamford Bridge le firme Brasileire di David Luiz e di Ramires hanno inaugurato la primavera dei Blues con un ultimo scampolo di carnevale. Per i Citizens, un tempo ambiziosi al vertice, c'è da guardarsi le spalle per conservare la quarta piazza, perché la terza spetta proprio ai Chelsea Boys.

Anche 'sto giro largo ha detto più o meno tutto, incoronando Barça e Man U, se non definitivamente, di certo con più convinzione di quanta ne abbia messa sui prati il Milan, in Italia. Il bello, comunque, deve arrivare: è bella stagione, l'avevate sentita sulla pelle?

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