mercoledì 6 aprile 2011

(s)quarto di champions

Tema in classe: Tenendo conto dell'attuale situazione politica italiana, dei regimi alimentare e militare cui ti ispiri, delle circostanze in via di compimento in Africa settentrionale e della profondità della Fossa delle Marianne – con relative influenze sulla religione di stato cubana – ritieni plausibile che Sneijder sia ancora disposto a buttarsi nel fuoco per il suo allenatore, come proprio lui sostiene di essere stato un anno fa?

Svolgimento: No.

Ho preso 5. Come l'Inter. Eppure ero certo di aver risposto correttamente. Il fatto è che, come dichiarano ogni tre per due sia Wesley che Zlatan, le rosse fiamme entro cui sacrificare se stessi per compiacere dio fanno da aura celeste solo a quello Special. E, non so bene come dirvelo, o fedelissimi in casacca nera ma anche un po' azzurra: José non è più l'allenatore della Beneamata.

Leonardo ha tutto l'Espìrito di questo mondo – e quello che non ha riesce a vederselo in spogliatoio salire da ogni dove – ma non mi risulta che con l'aiuto dei distillati si vincano i trofei, figurarsi con quello divino. Adesso sento dire in giro che la stagione dei Campioni del Mondo si è fatta un salto nel water closet e ne è rimasta sor-presa per lo sciacquone tirato da Raul Gonzalez Blanco e combagni in bianco che però non sono il Real.
Il Real, niente di così insolito invero, era in campo al Bernabeu e sulla panchina stava proprio quello Specialone. Qualcosa di ben più inusuale, nel giocare in casa (blanca) delle merengues, era andato sul palco qualche giorno prima, quando con l'occhio un po' smarrito avevano varcato gli archi reali quelli dello Sporting Gijon. Fin qui tutto ok, direte voialtri, e lo pensava anche Mou non potendo certo immaginare che, dopo 150 partite consecutive tra le mure amiche senza perdere, sarebbero stati questi illustri sconosciuti a interrompere una striscia vecchia di nove anni. Impressionante anche solo a dirlo, il record mourinhiano, spezzandosi, faceva della propria fine un saluto praticamente definitivo alla questione Liga, per ammissione dello stesso titolare della panchina. Il Barça se n'è andato a più otto, ormai. Immerso in questi pensieri, dai quali certo non poteva distrarlo il match con il Tottenham, José stava. Lì, a bordo campo, mentre i suoi strapazzavano una pochezza londinese che, fratelli smemorati, ha eliminato il Milan (il che non depone esattamente a elogio degli Allegri's), il Nostro poteva vagare coi pensieri e, ne siamo certi, avrà pensato a San Siro più di una volta.

Ma di certo non quanto San Siro ha pensato a lui, nel mentre che accadeva l'insospettabile. Leo ci aveva raccontato, sabato notte, che un gol dopo un minuto condiziona, per chi lo subisce, anche il match meglio preparato. E Stankovic deve aver fatto uno più uno, che in serbo non so quanto faccia ma tendenzialmente direi un gran gol, pensando bene di infilarla da metà campo al volo dopo venticinque secondi dal primo fischio. Fattostà che la partita dell'Inter non si è mica messa sui binari dritti come un fuso che portano alla vittoria facile, anzi.

Prima un calcio d'angolo non liberato, dopo il miracolo di Julio Cesar, diventava più uno per i tedeschi. Milito aveva un principesco spunto degno del suo nobile rientro ma era la difesa interista, Chivu su tutti, a regalare nuovamente il pari, facendo sì che lo spettro dei gol subiti in casa cominciasse a serpeggiare e si aggrottasse il sopracciglio del tifoso attento. Niente era ancora profilato, però, del dramma effettivo.
Dopo che El Principe appoggiava a lato con discreta scellerattezza un'assistenza di Sneijder, Eto'o recitava il ga pense mi alla sua personale maniera, dribbling e biglia all'incrocio. Ma invece no, perché Neuer è un portiere per davvero e girava la palla in angolo e l'incontro tutto.

O almeno per metà. All'altra metà pensavano Raul (71 gol in Europa, se vi sembrano pochi non so più che dirvi), Ranocchia (sìsì, gioca ancora nell'Inter, ma tant'è) ed Edu (Edu-e reti per lui alla fine). Leo invecchiava quei quindici/sedici anni in mezz'oretta e Moratti doveva telefonare in raffineria per essere rassicurato che le palanche continuassero a fluire viscose e nere e poterne uscire consolato almeno così. Non ricordo che si venisse a segnare una cinquina al Meazza tanto spesso, ma forse voi avete più memoria di me.

Ad ogni modo, quando l'uccellino ha comunicato il risultato milanese a Mourinho, l'interista del Real ha confessato di non sapere a cosa si riferisse e che il quattro a zero dei suoi era l'unico pensiero su cui stava concentrato. Abbandonati dal loro vate, i tifosi interisti sono smarriti almeno quanto lo è Leonardo, a dar retta a Moratti. Vagheggiare di tattica inesistente, di difesa morbida, di squadra sbilanciata è lavorìo che preferirei lasciare a voi esperti. Io mi accontento di aver visto quel che credevo invisibile.

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