martedì 22 febbraio 2011

zamparini esonera se stesso


Non gioco più… Me ne vado… Maurizio Zamparini non vuole più essere il presidente e proprietario del Palermo Calcio. È stanco di un sistema che lo delude da troppo tempo. Per la verità, non è la prima volta che il patron rosanero annuncia l’abbandono e convoca gli acquirenti. Ma stavolta… Non gioco più… Davvero… La formula dell’annuncio è un comunicato ufficiale sul sito della società: “Ho dato l’incarico di individuare un ‘Advisor’ (banca o altro) cui affidare l’incarico della vendita delle quote della società di calcio del Palermo”.

Il motivo della decisione, dopo che il Palermo ha perso dal Milan a San Siro, è spiegato in poche righe: “Mi sento ed esco sconfitto da un mondo pseudo – sportivo, dove, malgrado la mia lotta ultra venticinquennale, i valori sportivi sono sempre più spariti e dove regnano i poteri economici e mediatici di 3 – 4 club che solo fra loro vogliono con ogni mezzo dividersi gli scudetti”. Ma non è questa l’unica forma di addio, Zamparini è un fiume in piena e interviene di persona anche in radio, dove accusa il Milan di furto e l’arbitro Banti (reo, a suo dire, di avergli negato almeno un rigore e averne concesso uno tanto decisivo quanto illegittimo) di incapacità, se non di malafede. È desolato, il presidente, si sente vecchio e stanco, troppo ormai per continuare a lottare inutilmente contro un sistema così incancrenito. Nella voce arrochita pare di vederlo con le vene del collo rigonfie, gli occhi infiammati che riflettono ancora il gesto pallavolistico di Boateng, in area, ignorato dalla terna. Spiega che l’altra sera è stata solo la classica goccia col vaso, che le ha già bell’è piene da un bel po’ e che non è più cosa, per lui, stroncarsi contro i mulini a vento: si faccia avanti un rampante quarantenne con le ossa sane, e ci pensi lui a lottare con l’onore che il blasone e la tifoseria palermitani impongono.

Zamparini sarà pure eccentrico, un trita-allenatori dagli spiriti ardui da contenere. E a qualcuno potrà essere sembrato un idealista casinaro, con quest’ultimo sfogo. Ma le sue parole, così accalorate ma per nulla incoerenti, sono certamente frutto di una ferita incisa dal tempo nel suo animo. Facile, troppo facile stare dalla parte del Milan e del vincitore logico dell’ultimo match rosanero. Ma il calcio, non dimentichiamolo, non è logica. È spregiudicatezza, amore, follia. E se la follia la si soffoca con la legge del più forte, prevarrà la noia (e, visto il campionato di quest’anno, scrivere al futuro sembra già fuori luogo). Il presidente, che auspica di non restare l’unico ribelle del calcio, ha creato a Palermo un’opera giovane, competitiva, spettacolare: Pastore & C. brillano di festosa creatività, di un’efficacia bella e insolente.

E la Serie A ha fame di queste sostanze variegate, di cui Zamparini sa essere un’icona, ormai vandalizzata.

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