Quanto male può fare, mia cara Olimpia, perdere un derby d’autunno. Aquilotta adorata, perdonami se ti ho chiesto di volare tanto alto – dove solo quelle come te possono osare – per dieci lunghi incontri, e poi ti ho fatto schiantare sulle colline romagnole, poco lontano dal mare. Prima di affrontare i fantasmi coi lenzuoli giallorossi, la Lazio aveva lasciato solo cinque punti sul marciapiede, un pareggio e una sconfitta. Arriva la Roma, ai soldatini di Reja prende ad andare tutto male, e a Cesena restano senza parole – pardon – Parolo. Il centrocampista decide con un tiraccio da casa sua, mentre per l’ormai ex capolista, da masticare, ci sono solo pali e traverse.
I primi della classe diventano somari proprio contro gli ultimi, 1-0 cesenate. Quando si fa sera, sia pur infrasettimanale, per uscire si indossa l’abito buono e ci si impomata i capelli, specialmente quando sei il più popolare della scuola. Ma alla festa di ieri le solite bellone si sono presentate in pigiama, un po’ spettinate. La Juventus va a Brescia e, con buona pace dell’ottimismo immarcescibile di Delneri, un pareggio con le rondinelle non è un gran bel risultato, specie se è giusto. Fatemi inchinare profondamente davanti alla perla, meglio, al Diamanti e al suo esterno sinistro che lascia una scia arcobaleno nel cielo del Rigamonti. L’Inter espone il povero Rafa Benitez ai soliti impietosi confronti con quello Speciale: sarà colpa sua se Maicon e Samuel sono al ricovero e, due minuti dopo il golletto di Milito, il leccese Olivera vien lasciato libero di capocciare in porta l’uno a uno? Certo è che i nerazzurri non sono tanto riconoscibili, ma alla prossima c’è tutto un derby per tapparci la bocca, a noi criticoni.
Allora ci sarà pure, guarda un po’, la banda rossonera: salutate la capolista, 3-1 al Palermo. Davanti al Diavolo il povero Pastore ha scoperto che la propria dottrina è ancora fragile, il fisico l’ha tradito e l’ha costretto a lasciare il prato. È andata così anche a Pato e Inzaghi, ma il più dolorante dopo il match è l’arbitro Banti, che non ne ha azzeccata mezza tra rigori non fischiati e fischi rumorosi, invece, piovuti dagli spalti. La banda di Allegri durerà, lassù? Anche qui, la risposta è la stessa: derby. A Napoli, intanto, si sprecano i cori per El Pocho Lavezzi che, al termine di una partita che nessuno avrebbe ricordato, prende la sfera, la spara nell’angolo e ammazza il Cagliari. 1-0 in terra sarda e Napoli terzo in classifica. Anche tra Catania e Udinese non è che il bel calcio si sia palesato spesso e, anche qui, è un argentino a scardinare il binario già indirizzato verso il pareggio: Maxi Lopez ci mette la testona bionda e sono i siciliani a portarne via tre. Questa storia della rete singola che, nella ripresa, si porta via tutto il bottino, si ripete anche a Genova: i Grifoni, però, dominano il Bologna e meritano di trovare il destro vincente di Omar Milanetto. Il Genoa aveva esonerato Gasperini, buona prima recita per il suo cambio, Ballardini.
Parlavamo di bel calcio a sprazzi; del tutto latitante, invece, a Verona: tra Chievo e Bari una partita inguardabile, zero a zero del tutto logico e un punticino che muove la classifica drammatica dei pugliesi. Eravamo partiti dai romani biancocelesti, torniamo nella capitale – altra sponda del Tevere –. La Roma c’è, continua a vincere dopo lo sciagurato avvio di stagione e adesso è solo a meno cinque dalla vetta. 3-2 alla Fiorentina, rocambolesco ma meritato, il talento di Menez e la punizione di D’Agostino le cose più belle all’Olimpico. Nel prossimo weekend le prime sei si incontrano tra loro, fuochi d’artificio? Purché non dimentichino anche stavolta lo smoking.
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