martedì 22 febbraio 2011

champions! (II)

Fine della prima parte, inizio della seconda parte. La Champions League non si ferma per applaudire la rimonta della Roma, il Milan promosso, nemmeno l’invincibile armata al gusto di meringhe e Mou. La Champions ha altri processi da sentenziare già ventiquattr’ore dopo:

Schalke 04 e Lione agli ottavi nel gruppo B, per esempio, con lo Schalke che va in testa strapazzando i francesi – e chi non scommette un doblone che Huntelaar, sempre a segno in Germania, affili un coltello ogni notte aspettando di ritrovare il Milan negli ottavi?

Nel gruppo C, il giudice dice Manchester United e Valencia – ritorno in campo e al gol di Wayne “me-ne-voglio-andare-ah-pagate?-allora resto” Rooney, il Man ancora non ha preso reti in Champions. Più o meno come il Bursaspor (1-6 dai valenciani), che non si può definire squadra di pallone e di gol ne ha portati a casa 15; miracoli offensivi: uno.

Per il Barça c’era un compitino, prima di pensare al Clásico contro il Real: Panathinaikos asfaltato (0-3) e sì, so che ve lo state chiedendo, Messi ha segnato ancora; stavolta al termine di una scena da teatro con 5 interpreti che accompagnano la biglia – partita dai piedi, baciati da Dioniso, della Pulce – a fare un giro, prima di tornarla al legittimo proprietario che la mette a nanna in porta. Qualcosa che rasenta l’erotismo.

Non sono sicuro che ve ne foste accorti, ma l’argomento di giornata, al tribunale con la musichetta suggestiva e i trofei orecchiuti, era “Benitez sì - Benitez no”. Due sconfitte consecutive in campionato, le sberle di Bale subite a Londra e un’infermeria che nemmeno dopo la battaglia di Solferino. Dei brutti presagi, in effetti, la serata di S. Siro – ospite il Twente – li portava in dote e continuava pure a confezionarne, sotto forma di grappoli di occasioni mancate (tra cui una traversa scossa da Sneijder).

Poi, un pallone magnamino si ammantava di destino luminoso e prendeva a rotolare, innocente e goloso, per l’area di rigore degli olandesi che, a loro volta, stavano a guardare come di fronte all’Inevitabile. Questi assumeva anche nome e cognome, Esteban Cambiasso, il cui sinistro senza fronzoli ingrassava la rete e l’orgoglio degli spalti, che esplodevano la loro liberazione dall’angoscia. 1-0 e giusto così, anche se Landzaat piazzava – con l’insolenza pigra e deliziosa con cui avrebbe calciato se fosse stato stravaccato sul divano di casa – un pallone alle spalle di Castellazzi, ma la traversa marcava un pareggio privato e salvava Rafa.

Sì perché, per ora, Massimo Decimo Meridio Moratti ha esposto, di fronte alla folla assetata di sangue e vittorie, un pollice alto. Peraltro, siamo fermamente convinti che l’abitudine del petroliere nerazzurro ad assecondare costantemente i media, nel giochino di far traballare la panca, sia quantomai deleteria per il pacioso tecnico ispanico e per l’Inter tutta; e, a dirla tutta, ricorda molto la Beneamata Sceneggiata dei vecchi tempi, pre-calciopoli.

Sta di fatto che il pallottoliere non mente, l’Inter è agli ottavi come gli odiati cugini. E, come loro, è seconda nel girone, almeno per ora, perché il Tottenham non ha smesso di dare spettacolo e ha steso il Werder Brema come una pezza lavata (3-0). Bale si conferma un marziano del gioco sulla fascia sinistra e, se queste sono le prestazioni, gli uomini di Redknapp meritano il primato che stanno conquistando.

A presto, con i verdetti eliminatori finali e poi la Coppa Campioni andrà a godersi le Feste.

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