Fine della prima parte, inizio della seconda parte. La Champions League non si ferma per applaudire la rimonta della Roma, il Milan promosso, nemmeno l’invincibile armata al gusto di meringhe e Mou. La Champions ha altri processi da sentenziare già ventiquattr’ore dopo:
Schalke 04 e Lione agli ottavi nel gruppo B, per esempio, con lo Schalke che va in testa strapazzando i francesi – e chi non scommette un doblone che Huntelaar, sempre a segno in Germania, affili un coltello ogni notte aspettando di ritrovare il Milan negli ottavi?
Nel gruppo C, il giudice dice Manchester United e Valencia – ritorno in campo e al gol di Wayne “me-ne-voglio-andare-ah-pagate?-allora resto” Rooney, il Man ancora non ha preso reti in Champions. Più o meno come il Bursaspor (1-6 dai valenciani), che non si può definire squadra di pallone e di gol ne ha portati a casa 15; miracoli offensivi: uno.
Per il Barça c’era un compitino, prima di pensare al Clásico contro il Real: Panathinaikos asfaltato (0-3) e sì, so che ve lo state chiedendo, Messi ha segnato ancora; stavolta al termine di una scena da teatro con 5 interpreti che accompagnano la biglia – partita dai piedi, baciati da Dioniso, della Pulce – a fare un giro, prima di tornarla al legittimo proprietario che la mette a nanna in porta. Qualcosa che rasenta l’erotismo.
Non sono sicuro che ve ne foste accorti, ma l’argomento di giornata, al tribunale con la musichetta suggestiva e i trofei orecchiuti, era “Benitez sì - Benitez no”. Due sconfitte consecutive in campionato, le sberle di Bale subite a Londra e un’infermeria che nemmeno dopo la battaglia di Solferino. Dei brutti presagi, in effetti, la serata di S. Siro – ospite il Twente – li portava in dote e continuava pure a confezionarne, sotto forma di grappoli di occasioni mancate (tra cui una traversa scossa da Sneijder).
Poi, un pallone magnamino si ammantava di destino luminoso e prendeva a rotolare, innocente e goloso, per l’area di rigore degli olandesi che, a loro volta, stavano a guardare come di fronte all’Inevitabile. Questi assumeva anche nome e cognome, Esteban Cambiasso, il cui sinistro senza fronzoli ingrassava la rete e l’orgoglio degli spalti, che esplodevano la loro liberazione dall’angoscia. 1-0 e giusto così, anche se Landzaat piazzava – con l’insolenza pigra e deliziosa con cui avrebbe calciato se fosse stato stravaccato sul divano di casa – un pallone alle spalle di Castellazzi, ma la traversa marcava un pareggio privato e salvava Rafa.
Sì perché, per ora, Massimo Decimo Meridio Moratti ha esposto, di fronte alla folla assetata di sangue e vittorie, un pollice alto. Peraltro, siamo fermamente convinti che l’abitudine del petroliere nerazzurro ad assecondare costantemente i media, nel giochino di far traballare la panca, sia quantomai deleteria per il pacioso tecnico ispanico e per l’Inter tutta; e, a dirla tutta, ricorda molto la Beneamata Sceneggiata dei vecchi tempi, pre-calciopoli.
Sta di fatto che il pallottoliere non mente, l’Inter è agli ottavi come gli odiati cugini. E, come loro, è seconda nel girone, almeno per ora, perché il Tottenham non ha smesso di dare spettacolo e ha steso il Werder Brema come una pezza lavata (3-0). Bale si conferma un marziano del gioco sulla fascia sinistra e, se queste sono le prestazioni, gli uomini di Redknapp meritano il primato che stanno conquistando.
A presto, con i verdetti eliminatori finali e poi la Coppa Campioni andrà a godersi le Feste.
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